Riscrivere I Promessi Sposi se pure in forma di musical se pure in forma di libretto non era una facile avventura. Qui c’era da accontentare il gusto del pubblico e le malizie degli illuminati. Bisognava leggere e rileggere per non deludere le aspettative di nessuno... e invece al contrario la prima idea che mi veniva in mente era quella di fare a meno il più possibile di rileggere il romanzo e procedere invece a una prima scrittura seguendo il filo dei soli ricordi scolastici o del “doposcuola più odioso e accanito”, per ricavarne il succo delle emozioni e il mio personale punto di vista sulle cose e sui personaggi... A rileggerlo, insomma... ci avrei pensato dopo.

L’ arte della Sintesi che è prima una necessità teatrale e poi vieppiù un’esigenza per la musica mi inducevano a prevedere che se mi fossi riaddentrato in un’analitica rilettura del testo avrei perduto il dono della concisione, della brevità tanto necessaria al successo d’uno spettacolo dei nostri giorni, e della capacità inoltre di descrivere con la musica grandi emozioni, chè di questo solo può vivere la buona musica. Cominciai così a pormi la prima domanda che capivo di portare dentro da tempo immemorabile o addirittura da quei banchi di scuola all’applicazione dei quali chiedevo riscontro e memoria: com’è possibile che quei due fessacchiotti di innamorati del Manzoni, per fama secondi o eguali solo ai Romeo e Giulietta di Shakespeare, non avessero mai fatto vibrare o innamorare intere generazioni di ragazzi e di fidanzatini studenti, così come era invece accaduto con quelli del Bardo?

La risposta, chiarissima per tutti gli esegeti del testo, sarebbe stata sicuramente nella natura e nella struttura dell’opera del Manzoni: lì una storia- pretesto era scelta solo per descrivere la storia di un periodo, lì tutto era secondario a questo, personaggi, protagonisti, antagonisti, tutti sottostanti al disegno del romanzo di descrivere piuttosto un’ epoca, e di fare di questa il vero protagonista del racconto. Bisognava in qualche modo passare quindi dall’esigenza manzoniana del “romanzo storico” alla necessità dell’uomo di teatro d’una “storia romanzata”. In questa ottica ne derivava l’intuizione non secondaria che in ben più altra evidenza da primo piano doveva porsi la storia delle difficoltà dell’amore di quelle due creature perché ne derivasse un coinvolgimento emotivo per lo spettatore e allo stesso tempo una risorsa musicale per il musicista.

Sostituire quindi al famoso inizio in medias res del don Abbondio con i bravi un antefatto d’amore della storia tra i due o un prologo degli incontri di Lucia con Rodrigo che potessero denunciare maggiormente il disagio e il dolore di quello che sarebbe accaduto poi, diventava una necessità primaria: non può esserci partecipazione alla descrizione d’un dolore se prima non vi sia stata descrizione e compartecipazione d’una eguale felicità.

Dalla risposta a questo primo punto di domanda ne derivava che… ecco finalmente questa poteva essere la storia-non-più-pretesto di Renzo e Lucia intorno alla quale avrebbero potuto muoversi personaggi ora non più egualmente protagonisti ma solo compartecipi al loro fianco.

Così come in un film decisi di seguire solo i fatti che in qualche modo ce li facessero ritrovare come protagonisti tralasciando il racconto delle storie parallele, come quella del passato remoto di Fra Cristoforo, o quella di quello più prossimo della Monaca, figure pur importanti e presenti ma vive solo in funzione della storia dei due nella quale ora sarebbero apparse solo come mito e archetipo letterario irrinunciabili.

Da queste prime libertà alle molte altre figure secondarie deliberatamente evitate, alle riduzioni di spessore di altre ancora che potevano interessare non più di tanto, all’invenzione poi di altre figure di co-protagonisti che potessero ravvivare ancor più la storia, il passo fu breve.

Intatto fu lasciato però il livello della Contrapposizione Etica, riservata non più all’antagonismo tra don Rodrigo e fra Cristoforo, bensì a quello più alto tra il cardinale Borromeo e l’Innominato, mentre allo stesso tempo un vero protagonista si configurava dalle prime battute musicali: La Peste, qui come non mai elevata, alla maniera delle descrizioni di Artaud nel suo saggio su La Peste e Il Teatro, da semplice patologia della carne a malattia morale serpeggiante sin dalle prime scene in quella barbara umanità lacerata da quei tempi di soprusi.

Il libretto procede così col ritmo serrato d’un film, con rapidi cambiamenti di scena, alla maniera dei più celebrati musicals americani. Non un momento di tregua. Non una pausa per lo spettatore. All’antica struttura della librettistica ottocentesca che si modellava sul dramma borghese in sette atti di Scribe ho sostituito una scrittura di tipo cinematografico molto più vicina alla sceneggiatura che non al libretto. La musica che ne consegue si fa, di pari passo, travolgente, piana, melodica, frenetica e i ritmi, le varianti del libretto costruiscono con essa e per mezzo di essa emozioni su emozioni.

La regìa? Cercherà di tenere il passo con la bellezza delle musiche e con la raffinatezza poetica del libretto.

Per la critica e gli spettatori che già mi conoscono sarà facile spettacoli miei di prosa più riusciti, si potranno prevedere. Per la mia attitudine a costruire lo spettacolo passo dopo passo con gli interpreti, e con tutti i mezzi della messinscena, ad oggi non so prevedere nulla. Questo è il mio terzo musical. Masaniello con regìa, libretto e musiche mie e di Patrizio Marrone fu un clamoroso successo: da qualcuno fu paragonato a Les Miserables. E’ stato tradotto in inglese e in francese e ci sono impegni già sottoscritti per un allestimento londinese.

Viva Diego con regìa, libretto e musiche mie e di Tullio De Piscopo fu un grande indimenticabile avvenimento spettacolare e di costume.

I Promessi Sposi spero ripetano il successo degli altri due.

Si potrà finalmente dire che anche l’Italia, patria del melodramma, ha trovato la maniera per costruire un nuovo vero repertorio di opere moderne, quale oggi negli altri paesi è considerato il repertorio del musical più avanzato.

 

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