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          Russo 
            firma parole, musiche e regìa di un Manzoni a effetto speciale 
            andato trionfalmente in scena l’altra sera al Bellini di Napoli 
            un disegno teatrale ritmato e avvolgente c’è il Seicento 
            barocco e arrogante degli Spagnoli a Milano, ci sono la peste, i monatti, 
            i lanzichenecchi e soprattutto una love story con lieto fine, che 
            Russo ha tentato di rendere un poco più terrena e in cui Michel 
            Altieri e Barbara Cola, belle voci, baldanza, lirismo occhi negli 
            occhi nei duetti di fede, speranza, amore e carità, ottengono 
            i gridolini dei teen agers-ma se da un lato questi “Promessi sposi” sono il musical 
            2000 di tangibile professionismo ed effetto speciale scenico, d’altro 
            canto, e qui sta la piena riuscita, Tato Russo, che si riserva con 
            tocco da mattatore la torva parte dell’Innominato, firma una 
            partitura ,che omaggia la tradizione del melodramma ottocentesco, 
            con forze del destino verdiane, momenti pucciniani, duetti e terzetti 
            e crescendi rossiniani con il divertente Azzeccagarbugli di Tonio 
            Logoluso, giochi di parole, esaltazioni melodiche con qualche eco 
            di Sanremo quando si canta col cuore in mano o il peccato a vista 
            (la brava e bella Monaca è Christine).-E poi momenti di opera 
            buffa con lo spiritoso, baritonale don Abbondio Antonio Romano, ricordi 
            di fiaba disneyana e stralci non casuali, anche nella regìa, 
            di Brecht-Weill quando si combatte, si marcia, si lotta per il pane 
            o si muore per la peste. E infine il cinema: il libretto di Russo, 
            che firma una regìa senza pause, vigorosa, di straordinaria 
            fusione, è scritto come una sceneggiatura, con frequenti cambi 
            di scena, dialoghi brevi e refrain che s’inseguono e diventano 
            wagnerianamente legati ai personaggi, alternando ritmi, passioni e 
            scherzi musicali, tramutando Renzo e Lucia in un Romeo e Giulietta…
 
Milano, 
            23 Novembre 2000Tutti 
            commossi, performers e pubblico, dalla magia di un nuovo musical. 
            Il 27 ottobre ha segnato la storia del teatro musicale italiano uno 
            spettacolo che potrebbe avere tutte le carte in regola per diventare 
            un hit: "I promessi Sposi", ideato e diretto da Tato Russo, 
            Mario Ciervo e Giovanni Giannini, che ha aperto al teatro Bellini 
            di Napoli ed è in cartellone fino al 19 dicembre al teatro 
            Nazionale di Milano. Con un cast tutto italiano di spiccati talenti, 
            Tato Russo, attore, drammaturgo e regista della scena italiana e già 
            autore di produzioni per il teatro musicale (Café Chantant, 
            Masaniello, Viva Diego e Oh Calcutta!) ha realizzato uno show maestoso, 
            co-prodotto dai teatri Bellini di Napoli e Nazionale del Mediterraneo, 
            con scene di Uberto Bertacca e costumi di Giusi Giustino.
 L'evento è di per se' originale poiché si inserisce 
            in un panorama del teatro musicale di predominanza angloamericano 
            per cultura, ma è in grado di toccare il cuore del pubblico 
            italiano e a quello di uno più. Per la trasposizione del capolavoro 
            del Manzoni, ambientato nella Milano del XVII secolo, la produzione 
            si avvale di 35 artisti in scena, di 18 orchestrali e di architetture 
            sceniche che sfruttano effetti luminosi, piattaforme mobili e carrelli 
            girevoli per creare lo spettacolo intorno ai capitoli, agli eventi 
            salienti e a paesaggi, scene e azioni del romanzo.
 De "I promessi sposi" colpisce la forza dell'adattamento 
            scenico, suggestivo per i frequenti cambiamenti di scena, che sono 
            concatenati in sequenze da montaggio filmico e fedeli alle ambientazioni 
            del romanzo, sebbene risulti forse didascalico l'espediente di staccare 
            sulla scena successiva, fermando l'inquadratura sui titoli del capitolo 
            a seguire proiettati sul fondale. Si è certamente toccato il 
            tasto giusto per suscitare stupore e successo di pubblico con la sfarzosità 
            della messa in scena, in mancanza di una corposità musicale 
            pregnante. Sono memorabili episodi come la fuga d'amore di Renzo (Michel 
            Altieri) e Lucia (Barbara Cola), di irresistibile intensità 
            emotiva, e momenti musicali come la magnifica coloratura tragica della 
            Monaca di Monza. La drammatizzazione psicologica di questo ruolo è 
            superbamente resa dai versi di Christine, un'interprete da seguire. 
            La scena della fuga sull'aria di "Addio cime... addio" attraverso 
            il lago immerso nei fumi nebbiosi, che ricordano il Fantasma dell'Opera 
            di Lloyd Webber, ha un sicuro effetto suggestivo. E' incerta la partitura 
            musicale che acquisisce maggiore spessore nel fraseggio degli alterchi 
            tra i personaggi e quando riesce a far sgorgare libero il lirismo 
            di versi palpitanti sentimenti semplici, forti e veramente umani d'amore 
            e di giustizia, di compassione e di pentimento del messaggio manzoniano.
 Già definito la risposta italiana a "Les Miserables", 
            il musical "I promessi sposi" offre momenti di ampio respiro 
            e rivela il maggior talento di Tato Russo e del coreografo Aurelio 
            Gatti nel sapere muovere le masse in scena per restituire allo spettatore 
            il tema, caro al Manzoni, della coralità nei diversi episodi 
            di "Milano - La rivolta del pane", che iconograficamente 
            rinvia al dipinto "Novecento", "Il palazzo di Don Rodrigo" 
            e "Il Lazzaretto", con la scena della peste che devasta 
            Milano nel 1630.
 Le usanze del tempo sono rappresentate con grande vividezza, con un 
            arrogante Don Rodrigo (Filippo Brunori) alle prese con i propri ostentati 
            piaceri e con la lascivia delle prostitute, con Azzeccagarbugli (Tonio 
            Loguloso) e i bravi, fino a un Don Abbondio ridotto amabilmente a 
            esilarante macchietta da Antonio Romano. Spettacolarità, bizzarria 
            e solitudine sono le peculiarità racchiuse nella figura dell'Innominato, 
            ruolo interpretato dallo stesso Tato Russo.
 
ITALIA 
            E MUSICAL... PROMESSI SPOSIDiverte, appassiona, emoziona e incanta il nuovo musical di Tato Russo 
            tratto dai Promessi Sposi di Alessandro Manzoni in scena in questi 
            giorni a Milano al Teatro Nazionale Milano Musical. E un trionfo 
            di teatro, poesia, musica, scenografie, costumi che ci fa rivivere 
            una delle storie più belle della letteratura cogliendone gli 
            aspetti più interessanti, toccanti e moderni e trasformandoli 
            in una messa in scena godibile con momenti di grande suggestione, 
            ma facendo filtrare ogni sentimento dalla lente dingrandimento 
            della Poesia, della Musica e del Teatro, che tutto universalizza e 
            tutto rende umano, senza tempo, credibile e coinvolgente. Si ha quasi 
            limpressione, che si prova assistendo a molti grandi musical, 
            che tutto nasca semplicemente e spontaneamente sul palcoscenico, senza 
            macchinosità artificiali e senza far trasparire il gran lavoro 
            narrativo e drammaturgico che ha permesso la trasformazione della 
            pagina scritta in musical. Da notare inoltre lassenza pressoché 
            completa di canzoni o coreografie staccate 
            dal contesto: assistiamo a un flusso narrativo pochissimo spezzettato, 
            in cui ogni aria, duetto, pezzo dassieme esiste esclusivamente 
            In funzione del momento della storia in cui è inserito e ogni 
            movimento danzato è strettamente giustificato dalla vicenda. 
            Analogamente la bravura degli interpreti non si esprime in virtuosismi 
            fine a se stessi ma nella credibilità con cui rivestono i personaggi. 
            Si dirà e si è già detto che questa produzione 
            strizza locchio a show come Les Miserables e Phantom Of the 
            Opera, ma non è forse un bene che lItalia si riappropri 
            della tradizione del teatro musicale popolare che autori come Andrew 
            Lloyd Webber e Claude-Michel Schonberg hanno semplicemente reso moderna 
            introducendo timbri, armonie, stili nuovi ma che appartiene pienamente 
            alla nostra cultura? Secondo il mio punto di vista I Promessi Sposi 
            aprono una nuova strada per il musical italiano, che se troverà 
            altri soggetti della medesima potenza drammatica riuscirà con 
            successo a competere coi revival e le commedie musicali. Visto il 
            grande successo di pubblico di ieri sera, i frequenti applausi a scena 
            aperta e i gridolini, siamo sicuri che questo spettacolo farà 
            strada.
RADIOGRAFIA 
            DELLO SPETTACOLOSupportate dalle orchestrazioni migliori mai udite in Italia, (meriterebbero 
            il West End!), firmate dal M° Giovanni Giannini e dallimpeccabile 
            direzione dorchestra e supervisione musicale del M° Mario 
            Ciervo, sono il punto di forza dello show: moderne, da musical, non 
            accompagnano lazione ma sono lazione teatrale. Frequenti 
            cambi di tempo, un uso inedito (almeno in Italia) del crescendo, contrappunti, 
            reprises, trasformano le belle melodie in materiale drammaturgico 
            e le fanno volare fino alle nostre orecchie, per rimanerci a lungo. 
            E se qualcuno userà la parola commerciale, allora 
            sarà un complimento. Meritano un applauso particolare le arie 
            cantate da Renzo nel primo atto, la capacità di Giannini di 
            usare la batteria con finalità teatrali e non pop, labilità 
            nel creare temi e Ieit-motif e abbinarli ai personaggi e alle situazioni 
            sceniche, luso teatrale della voce umana, certe corali realizzate 
            splendidamente, come il finale.
LIRICHEI versi de I Promessi Sposi hanno il pregio della semplicità, 
            che non fa rima con banalità, e sono eccelse quando si tratta 
            di esprimere lamore, Il dolore, struggenti passioni. Notate 
            i meravigliosi duetti di Renzo e Lucia, la notte dellInnominato 
            (da brividi!), il meraviglioso voto di Lucia, la confrontation di 
            Fra Cristoforo con Don Rodrigo. Notate la parola scenica 
            Chissà perché poi che si palleggiano rispettivamente 
            il Conte Attilio, il Conte Zio e il padre provinciale nella scena 
            in cui si decide il trasferimento di Fra Cristoforo: sembra di essere 
            dalle parti di Tim Rice. Mi sembrano un tantino meno efficaci invece 
            le scene dazione, situazioni in cui il liricista italiano deve 
            ingaggiare solitamente un duello allultimo sangue con la lingua 
            italiana. Russo se la cava tutto sommato egregiamente, anche se certe 
            soluzioni, tipo pane panè panè panè pane, 
            oppure certe elisioni affrettate, a mio modesto parere andrebbero 
            riviste.
LIBRETTOEcco finalmente un libretto ben costruito, coerente, agile e appassionante, 
            che bandisce la noia e la prevedibilità, mettendoci alle costole 
            di una trama incalzante che mantiene sempre viva la nostra attenzione, 
            sebbene tutti conoscano a memoria il (famigerato) romanzo di Manzoni. 
            Renzo e Lucia non sono più gli antipatici timidi fidanzatini 
            che abbiamo imparato ad odiare sui banchi di scuola ma ci possiamo 
            immedesimare con loro, e questo avviene senza che il senso profondo 
            dellopera venga minimamente stravolto. Don Abbondio è 
            una divertentissima macchietta rossiniana, Azzeccagarbugli è 
            un divertito manipolatore di leggi, Don Rodrigo è un affascinante 
            e sulfureo libertino, Fra Cristoforo è un santo che coniuga 
            mirabilmente forza e umiltà, la Monaca è la raffigurazione 
            dellAmore, lInnominato è mirabilmente caratterizzato 
            nella sua lacerante crisi interiore. E fate bene attenzione: per tratteggiare 
            questi personaggi non sono concesse troppe scene, anzi alcuni di loro 
            poco dopo essere saliti sul palco escono per sempre fuori dalle quinte, 
            ma lasciano il segno per lintensità e lefficacia 
            con cui recitano e cantano.
 E il libretto del resto è tutto scritto nella partitura, in 
            questo imponente score che non smette mal e ci accompagna tra sorrisi, 
            lacrime, rabbia, dolore dallapertura del sipario per interrompersi 
            solo durante gli applausi.
SCENEDue pedane girevoli concentriche, un muro emiciclico diviso in due 
            parti che si aprono e si chiudono fungendo da sipario interno, completati 
            da altri elementi mobili e da proieizioni che trasformano il palco 
            in vari spazi, esterni e interni. Il tutto è mosso con grande 
            armonia e semplicità, con cambi-scena frequentissimi che danno 
            alla messa in scena uno spiccato taglio cinematografico. Di grande 
            suggestione la scena dellAddio Monti, alla fine del primo atto, 
            In cui un Renzo novello Phantom traghetta Agnese e Lucia in un lago 
            di fumogeni che non fa rimpiangere quello creato a Londra da Maria 
            Bjornson. Una reminiscenza del Phantom Of The Opera appare anche nella 
            stanza delllnnominato, fornita di organo, candelabri e specchio, 
            come quella di Erik. Ricordiamo anche la calata dei Lanzichenecchi, 
            in cui alcuni attori in primo piano e la proiezione di ombre di altri 
            soldati sullo sfondo danno limpressione di un vero esercito 
            che si avvicina, e la successiva epidemia di peste, che ci immerge 
            in una morbosa atmosfera dl fumi profumati allincenso, a sottolineare 
            il senso di malattia e dl morte.
COSTUMINeanche per i costumi si è badato a spese, realizzando vestiti 
            accurati e spettacolari con un occhio alliconografia del romanzo 
            e un altro alla visione dei costumi dei musical moderni.
LUCIMolto discrete e cinematografiche, rispondono più a esigenze 
            realistiche e pittoriche che a effetti sorprendenti o simbolici. In 
            pratica non ci rendiamo direttamente conto della loro presenza, e 
            questo è un aspetto decisamente positivo.
SUONOIn una parola, perfetto, tranne qualche sparuto problema dovuto sicuramente 
            alle tensioni e alle difficoltà che una prima porta con sè.
 COREOGRAFIECome si è già detto i momenti danzati sono ben inseriti 
            nellazione e rappresentano semplicemente larmonizzazione 
            di gesti realistici. Bellissima ad esempio la scena ambientata nella 
            filanda, con Lucia e compagne che filano e tessono a tempo di musica, 
            cantando una delle melodie più gradevoli dello show.
 REGIAPer la regia, incalzante e ben ritmata, ripeterei il discorso fatto 
            per quanto riguarda il libretto, essendo firmata dalla stessa persona, 
            ed essendo solitamente compenetrato il lavoro della messa in scena 
            con quello della drammaturgia. Il buon lavoro compiuto sulla gestualità, 
            sulla tipizzazione dei caratteri, sulle scene di massa, sullo spazio 
            teatrale scaturiscono dallinvidiabile esperienza teatrale del 
            regista-attore Tato Russo, una carriera che ha spaziato e spazia in 
            tutti gli aspetti del teatro dal brillante al comico, allimpegnato.
  
           INTERPRETI
 
          BARBARA 
            COLA (Lucia Mondella)Ecco una cantante perfetta per il musical, dalla voce naturalissima 
            e potente, limpida ed espressiva. Aiutata dalle musiche trascinanti 
            si ritaglia uno spazio nel cuore del pubblico ed è una Lucia 
            perfetta, dolce e semplice senza essere ingenua, moderna e appassionata 
            senza perdere la manzoniana onestà. La difficilissima scena 
            del voto è interpretata con uno slancio talmente credibile 
            da strappare lapplauso più sincero e appassionato della 
            serata.
MICHEL 
            ALTIERIIn RENT avevamo già assaporato in parte le sue grandi qualità 
            canore e interpretative, ma in questo spettacolo è una vera 
            e propria rivelazione: la sua voce, al tempo stesso potente e giovanile, 
            ci rivela un Renzo energico e ragionevole, molto umano nel suo oscillare 
            tra rabbia, amore, odio, ingenuità, senza però perdere 
            il suo carattere di fondo di ragazzo innamorato.
CHRISTINE 
            (La Monaca di Monza-Madre di Cecilia)Dal curriculum prestigioso (è stata addirittura Norma Desmond 
            in Sunset Boulevard) raccoglie un grande bottino di applausi interpretando 
            la Monaca di Monza, personaggio trasformato da Tato Russo in figura 
            quasi allegorica di Amore: il suo legame peccaminoso con Egidio non 
            viene mostrato, lInnominato vi accenna solo nel ricattarla per 
            farsi consegnare Lucia. In compenso ha il compito dì aprire 
            il secondo atto con unaria incantevole dedicata alla potenza 
            della passione amorosa.
 Sua è anche linterpretazione della mamma di Cecilia, 
            che canta un arioso di rara bellezza nel depositare la figlia sul 
            carro dei monatti.
TATO 
            RUSSO (LInnominato)La notte dellInnominato è tutta nella maschera sofferta 
            di Tato Russo, nella sua bassa tessitura vocale sospesa tra canto 
            e recitazione, che si fa a poco a poco più alta nel suo avvicinarsi 
            alla conversione che sfocierà nel duetto col Borromeo. Misurato 
            e convincente vince anche la sfida dellinterpretazione, dopo 
            aver vinto quella della scrittura, della sceneggiatura e della regia.
  
          Bravissimi 
            gli altri del cast, voci naturali, gesti credibili, grande padronanza 
            scenica, dal grande Antonio Romano (Abbondio e Conte Zio) al Rodrigo 
            di Filippo Brunori, a Rhuna Barduagni (Lola), Tonio Logoluso (un divertente 
            Azzeccagarbugli).   Grandissimo 
            lo sforzo della macchina teatrale messa in campo, dai trentacinque 
            artisti in scena ai diciotto orchestrali, alle bellissime scenografie 
            e ai costumi . . . ... 
            riserva al pubblico sorprese su sorprese.  . 
            . . Semplici 
            carrelli girevoli hanno diviso lo spettacolo sintetizzandolo nei capitoli 
            principali, carrelli e mutazioni di soffitti hanno reso con maestria 
            alcune ambientazioni, di cui le più belle sono risultate lessenziale 
            stanza di don Abbondio, il giardino dove fervono i preparativi del 
            matrimonio che non sha da fare ed il lago di Como 
            immerso nella nebbia.  . 
            . . Michel Altieri e Barbara Cola sono bravi ed hanno voci bellissime. 
            . . le musiche appaiono sin troppo accattivanti, orecchiabili . . 
            .  . 
            . . Sulla 
            scena, partorite da un cilindro scuro, magico, instancabile,ci sono 
            tutte le cose del mondo. Cè la Lombardia seicentesca 
            scritta da Alessandro Manzoni. Con i laghi cosparsi di nebbia. i villaggi 
            raccolti, i signorotti spagnoli afflitfigure manzoniane, autorizzando 
            così negli spettatori trasalimenti e stupori da racconto dappendice. 
             . 
            . .  
            libertà quasi anarchica con la quale lopera viene segmentata, 
            manipolata nelle cronologie e nei sensi. nonché tradotta in 
            musica leggera nei suoi nodi sentimentali profondi.  Tato 
            Russo è dei non molti uomini del nostro teatro capaci di sorprendere. 
             .......gli 
            applausi sono scroscianti, applausi finali che si protraggono per 
            più di dieci minuti con gli spettatori in piedi.... ....... 
            senza dimenticare il bellissimo addio di Lucia sulla barca 
            che la porta al di là di quel ramo del Lago di Comounambientazione 
            riferita rigorosamente ai tempi, ai luoghi e ai costumi originari 
            (1 castelli, le case dentro e fuori, i lago di Como avvolto dalla 
            nebbia, il tenebroso monastero di Monza, le lance dei lanzichenecchi 
            e i cappellacci dei bravi).... ....ha 
            forse dato ai personaggi cariche nuove di umanità, di una passione 
            e una religiosità un pò sopra le righe ma alla fine 
            persino commoventi.  .....un 
            musical in regola con tutte le più aggiornate soluzioni linguistiche... 
             .... 
            del romanzo custodisce tutto il fascino e i valori e questo va ampiamente 
            riconosciuto a Tato Russo...  ..... 
            tutti e 35 gli interpreti sono da apprezzare  .......applausi 
            e dalle ovazioni......... .......la 
            risposta italiana a Les Miserables ....... 
            un musical di grande respiro e di grandi dimensioni ........Uno 
            spettacolo complesso, lussuoso e coinvolgente ....... 
            visioni e movimenti dintensa suggestione... ....... 
            Più di trenta vertiginosi cambi a vista per la 
            scena firmata da Umberto Bertacca, completata, arricchita, resa viva, 
            dai circa trecento costumi firmati da Giusi Giustino, che infiammano 
            di rosso e di arancio la cupezza drammatica del nero, del grigio dei 
            marroni degli abiti sontuosi dei ricchi e degli stracci sdruciti dei 
            poveri.  .....Una 
            scena severa che si dilata a creare altri spazi, con girevoli, carrelli 
            mobili, siparietti che calano dalla soffitta, passando dalle case 
            dimesse dei contadini lombardi ai cupi interni dolorosi dove Don Rodrigo 
            dissipa il suo tempo, dalle brume biancastre del lago di Como, al 
            castello dellInnominato, alle strade di Milano dove impera la 
            violenza degli sbirri che si scontra con la furia di un popolo affamato 
            costretto a prendere dassalto i forni per impadronirsi del pane. 
            Alle chiese sontuose e profumate dincenso dove si dispiega il 
            santo e venerato magistero del cardinale Carlo Borromeo, al tristemente 
            famoso convento di Monza. Fino alla disperazione del lazzaretto, dove 
            lorrore della pestilenza e il dolore della morte trovano requie 
            nella fede e in una spettacola re pioggia purificatrice che chiude 
            in un ispirato halleluia lo spettacolo. ....Le 
            tortuose vicende di Renzo e Lucia, conquistano il pubblico  ......Emozionante 
            al Bellini la notte de - I Promessi Sposi .....uno 
            dei più bei musica! degli ultimi anni.  .....Il 
            lavoro di Tato Russo piace e la sua visione delle avventure di Renzo 
            e Lucia conducono piacevolmente il pubblico nel magico mondo manzoniano 
            che, per loccasione si veste di musica. .......Melodie coinvolgenti, 
            immaginate dallo stesso autore, regista ed interprete, il suo testo 
            ha proprio una marcia in più ed il pubblico se ne accorge subito 
            elargendo applausi senza sosta.  .....Per 
            tutti una bella ripassata di letteratura italiana ma quando 
            sulla straordinaria prima di Tato Russo e dei suoi Promessi 
            Sposi cala il sipario, gli interminabili applausi e le grida 
            dai palchi di fila sanciscono un successo annunciato: 11 romanzo più 
            letto dagli italiani in età scolare, tra paure, dolori, provvidenza 
            e lieto fine, diventa così una grande commedia musicale pronta 
            per prendere il volo in un universo baciato dalle emozioni.  ......La 
            rilettura di Tato Russo ricca di effetti suadenti convince, la società 
            di Don Rodrigo si accosta alla nostra e proietta sullo sfondo di un 
            racconto immortale un fascio di luce ricco di mille colori. Nel contesto 
            della narrazione di Russo lamore, come la vita, conquistano 
            un ruolo primario motivando lintera trama fatta di paura, ironia, 
            rabbia, terrore, morte. ....Meccanismi 
            perfettamente funzionati quelli adoperati dal multiforme artista, 
            tutti messi al servizio di un lavoro che ha tutte le carte in regola 
            per diventare un punto fermo nella storia del musical italiano.  ....I 
            versi e la musica di Russo esaltano e commuovono. Qualcuno in sala 
            fa riferimento ai grandi cartoni della Walt Disney mentre altri, mano 
            nella mano, volano commossi sulle note delle fascinose melodie.  ......cambi 
            di scena che non si contano, come pure i circa duecento costumi di 
            Giusi Giustino, magici per gli attori che sembrano calati alla perfezione 
            nei vari ruoli.  ......Renzo 
            e Lucia trovano in Michel Altieri e Barbara Cola un corpo ed unanima 
            che calza loro a pennello. La prova dei due artisti convince ed i 
            personaggi che saltano fuori riescono a tracciare senza sbavature 
            tutta lessenza della coppia manzoniana. .... 
            Alla bella Monaca dallammaliante voce, ruolo affidato a Christine 
            si aggiunge il giovane Don Rodrigo egregiamente presentato da Filippo 
            Brunori come lottinmo Fra Cristoforo proposto da Lello Abate. 
            Convincono pure il Don Abbondio di Antonio Romano, la sua chiacchierona 
            Perpetua che, in Sarah Falanga trova una interprete in perfetta sintonia 
            e la buona ed astuta Agnese abilmente impersonata da Serenella Alfano, 
            uno spirito materno dal pugno forte il suo che in scena, ben si accosta 
            alla dolce ma ingenua figlioletta Lucia. Al Bellini, si viaggia in 
            lungo ed in largo tra Como e Milano gli incontri continuano senza 
            sosta. Katia Gagliano nel ruolo di Bettina ci sta proprio bene come 
            Raffaele Latagliata in quello del Griso e del Cardinale Borromeo. 
            Con loro in ordine sparso (troppo complicato seguire quello manzoniano) 
            il Nibbio di Gustavo La Volpe, i Bravi di Daniele Russo e Vincenzo 
            Vicale, lAttilio di Peppe Mastrocinque, lAzzeccagarbugli 
            versione Tonio Logoluso e la Lola di Rhuna Barduagni. Infine lui: 
            a sovrastare tutti dal suo imperioso castello, lInnominato firmato 
            Tato Russo che anche in scena, caparbiamente, sugella. il suo straordinario 
            lavoro musicale. Con le coreografie di Aurelio Gatti, il disegno luci 
            di Patrick Latronica, i suoni di Riccardo Gabuio e la collaborazione 
            alla regia di Livio Galassi, I promessi sposi trionfano. 
             .... 
            Impresa da far tremare chiunque. Non il demiurgo napoletano di via 
            Conte di Ruvo, che beatamente si butta nel teatro impossibile... 
             ...i 
            due tempi dello spettacolo - in tutto circa due ore e mezzo - al pubblico 
            danno molto: ambienti e personaggi a getto continuo, luci, costumi, 
            colori, suggestioni, apparizioni a vista e, secondo luso, una 
            vera orchestra in buca.  il 
            romanzo italiano per eccellenza, qui chiamato a diventare altro da 
            sé. cioè un musical dalle fortune già godute 
            in questo campo da classici come I miserabili . .....una 
            lettura spudorata che sceglie di mai ironizzare, né sulla storia, 
            né su alcuna delle celeberrime pagine manzoniane..  
            ......Russo firma parole, musiche e regìa di un Manzoni a effetto 
            speciale andato trionfalmente in scena laltra sera al Bellini 
            di Napoli un 
            disegno teatrale ritmato e avvolgente Cè 
            il Seicento barocco e arrogante degli Spagnoli a Milano, ci sono la 
            peste, i monatti, i lanzichenecchi e soprattutto una love story con 
            lieto fine, che Russo ha tentato di rendere un poco più terrena 
            e in cui Michel Altieri e Barbara Cola, belle voci, baldanza, lirismo 
            occhi negli occhi nei duetti di fede, speranza, amore e carità, 
            ottengono i gridolini dei teen agers Ma 
            se da un lato questi Promessi sposi sono il musical 2000 
            di tangibile professionismo ed effetto speciale scenico, daltro 
            canto, e qui sta la piena riuscita, Tato Russo, che si riserva con 
            tocco da mattatore la torva parte dellInnominato, firma una 
            partitura ,che omaggia la tradizione del melodramma ottocentesco, 
            con forze del destino verdiane, momenti pucciniani, duetti e terzetti 
            e crescendi rossiniani con il divertente Azzeccagarbugli di Tonio 
            Logoluso, giochi di parole, esaltazioni melodiche con qualche eco 
            di Sanremo quando si canta col cuore in mano o il peccato a vista 
            (la brava e bella Monaca è Christine). E poi momenti di opera 
            buffa con lo spiritoso, baritonale don Abbondio Antonio Romano, ricordi 
            di fiaba disneyana e stralci non casuali, anche nella regìa, 
            di Brecht-Weill quando si combatte, si marcia, si lotta per il pane 
            o si muore per la peste. E infine il cinema: il libretto di Russo, 
            che firma una regìa senza pause, di bel vigore, di straordinaria 
            fusione, è scritto come una sceneggiatura, con frequenti cambi 
            di scena, dialoghi brevi e refrain che sinseguono e diventano 
            wagnerianamente legati ai personaggi, alternando ritmi, passioni e 
            scherzi musicali, tramutando Renzo e Lucia in un Romeo e Giulietta
 
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